Weyward – Emilia Hart

Altha, Violet, Kate. Tre storie di donne forti nel corso di cinque secoli, tre generazioni diverse della famiglia Weyward e un segreto che si perde nelle pieghe del tempo. Forse l’esordio di Emilia Hart non sarà un capolavoro, ma come esordio è notevole e come romanzo è godibile.

Il punto forte è la struttura. Le storie delle tre donne Weyward si intrecciano e si alternano da un capitolo all’altro in un modo solo apparentemente frammentario; infatti, attraverso alcune corrispondenze tra i personaggi e alcuni indizi, l’autrice è bravissima a guidare il lettore verso un finale in cui tutto verrà svelato e darà un senso di compiutezza a tutta la lettura. La storia ci lascia un’idea ben chiara del tema del romanzo: il legame speciale donna/natura e la resilienza femminile.

Il trattamento delle tre storie intrecciate presta il fianco a un’inevitabile preferenza del lettore rispetto a uno o l’altro personaggio – per esempio, su di me le storie di Kate e Violet hanno avuto più presa che quella di Altha – , ma non si cade mai nella tentazione di saltare i capitoli dedicati a quello che viene percepito come “personaggio debole”. Ho anche apprezzato lo stile di scrittura della Hart, semplice ma non banale e senza lungaggini descrittive.

Gli unici elementi critici, a mio parere, sono stati due. Il primo sono gli elementi fantasy introdotti in storie che si svolgono nel mondo reale; la Hart non poteva farne a meno perché sono parte integrante della trama, ma non sono sempre facili da digerire nelle storie di Violet e Kate, ambientate in tempi recentissimi.

Il secondo, per me molto più grave, è stato il trattamento delle figure maschili. Sono un po’ piatte e quasi tutte invariabilmente negative, parte di un patriarcato onnipresente. Sarà pure accurato da un punto di vista storico, ma non fa un bel servizio al romanzo perché rende le trame ripetitive dentro una struttura che invece di per sé conferisce varietà. Più di ogni altro elemento, è questo a portar giù la valutazione del romanzo, che raggiunge per pochissimo il suo dignitoso quattro stelle.


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