Che succede quando, per il tuo dottorato, ti proponi di scrivere la biografia di un famosissimo scrittore defunto e la sua famiglia ti oppone un no deciso?
Ovvio: dagli Stati Uniti vai sul posto, un maniero perso nel nulla in Uruguay, per convincerli. Questo è ciò Omar decide di fare all’inizio di questa storia delicata e che sa di speranza. Non che lui sia il tipo da imporsi agli altri, anzi; la sua natura gentile, la sua indecisione e la sua insita timidezza sono il primo ostacolo che si frappone tra lui e il suo obiettivo e semmai è la sua fidanzata che lo sprona a fare il grande passo, convinta com’è che lui si debba in qualche modo “sbloccare” nella vita.
Omar è il classico personaggio totalmente positivo, senza difetti immediatamente percepibili, che rischia di annoiare il lettore a morte da pagina uno. Peter Cameron è stato bravissimo a rendercelo simpatico, e persino a farci tifare per lui, perché i conflitti interiori di Omar vertono tutti sul suo viaggio di crescita interiore. Insistere nel suo proposito o lasciar perdere? Come tener testa alla moglie dello scrittore defunto, che notoriamente è la prima a opporgli il rifiuto? Lasciare la letteratura e dedicarsi ad altro nella vita?
Attraverso tutte le complicazioni che incontra, Omar è costretto a crescere e come lui anche gli altri personaggi. O meglio, ogni membro della famiglia in questione è costretto più che a crescere a sbloccarsi da una situazione di stasi. I personaggi secondari, ad ogni modo, lungi da essere cartonati e piatti sono interessanti di per sé nonostante ricadano in categorie ben definite: il fratello comicamente cinico, la moglie inacidita, l’amante tenera e sensuale con però i suoi conflitti interiori, la fidanzata protettiva al punto da essere esasperante.
Questo mix di caratteristiche, psicologie e visioni del mondo crea un costante conflitto tra il personaggio principale e quelli secondari – senza parlare dei conflitti tra gli stessi – che contribuisce a portare sempre qualcosa di nuovo nell’evoluzione del testo, fino allo scioglimento finale.
Nonostante il finale del romanzo non sia prevedibile dall’inizio, si termina l’ultima pagina col sentore che tutto sia tornato al suo posto e che la vita di ogni personaggio abbia subito un’evoluzione necessaria. Questo di per sé merita un certo apprezzamento.
La prosa di Cameron è come sempre essenziale ed incisiva con descrizioni che, capitolo per capitolo, sono ben amalgamate all’azione e non si dilungano mai al punto di rallentare la trama. Da ultimo, è un romanzo che consiglio a chi ama vedere su pagina un cast di personaggi ben assortiti, sottili giochi psicologici e storie di crescita interiore.